Penisola Calcidica, una trappola per folla e famiglie allargate
C’è un desiderio irreprimibile, che non manca mai di accompagnare un viaggiatore quando si ritrova a scegliere la meta della sua prossima vacanza e a programmarne l’itinerario. Un desiderio che coincide con una speranza spesso utopistica: quello di non ritrovarsi imbottigliato in uno sciame di folla ed essere costretto a condividere una visita ad un monumento, un momento di relax in spiaggia, una passeggiata in un centro storico con voci fastidiose, risate sguaiate, comportamenti poco educati, capricci di bambini e puzze di ogni genere. Un’aspirazione spesso inesaudibile, a causa della rete che ha ormai sdoganato e divulgato al grande pubblico anche gli angoli più remoti e meno pubblicizzati della superficie terrestre. Avevamo già parlato in questo articolo della Penisola Calcidica, un bacino turistico caratterizzato da mare cristallino e spiagge incontaminate ancora sconosciuto al turismo di massa italiano. Già, da quello italiano. Perché, se è vero che il turismo caciarone del Bel Paese ancora non ha piantato le sue tende da queste parti, diverso è il discorso per viaggiatori provenienti da altre nazioni. Un classico caso di aspettative non coincidenti con l’arida realtà, dunque. Ebbene sì, è andata proprio così. Con la complicità di guide di viaggio e blogger che ci hanno messo tantissimo del loro, favoleggiando un paradiso perduto che purtroppo, a causa dell’affollamento, non è rivelato affatto tale. Sì, il mare è meraviglioso, il clima è stabile ed i prezzi (inflazione post-Covid a parte) concorrenziali; ma il lato oscuro è molto più tetro di quanto un povero illuso si aspetterebbe.
Ho conosciuto la Penisola Calcidica grazie a Goran Pandev, calciatore macedone del Napoli nelle stagioni 2011-2014, che nel corso di un’intervista dichiarò di trascorrere le sue vacanze in una regione del nord della Grecia con spiagge meravigliose sconosciute al grande pubblico, soprattutto italiano. Rifuggendo per natura dalle destinazioni più gettonate dalle greggi modaiole e sposando il turismo balneare solo quando veramente ne vale la pena, immediatamente mi documentai e scopriì che la Penisola Calcidica è in realtà un insieme di tre penisole (le “tre dita“) a est di Salonicco, la prima delle quali, Kassandra, è perlopiù rivolta a un turismo per famiglie con bambini, mentre nella seconda, Sithonia, si trovano le spiagge più selvagge ed incontaminate (la terza invece ospita lo Stato Monastico di Monte Athos, il Vaticano della Chiesa Ortodossa accessibile solo con un permesso speciale difficilissimo da ottenere). Intanto Ryanair ha da poco inaugurato il volo Napoli-Salonicco, quindi quale occasione migliore per concedermi, nella mia prima spensierata estate da insegnante, una settimana mare in Penisola Calcidica, optando naturalmente per Sithonia? Il tutto poi a luglio, quando (almeno nelle mie speranze) sulle spiagge gli unici ospiti sarebbero dovuti essere i pesci ed i gabbiani. Divoro guide su guide, seleziono le spiagge più adatte ai miei gusti seguendo i consigli dei blogger più referenziati ed immagino già di trascorrere lunghe ore a mollo nelle acque cristalline accompagnato dal solo frinire delle cicale…
Ed invece farò la fine del sorcio inebriato dal profumo del formaggio posizionato sul meccanismo di una trappola. Le spiagge più belle della Penisola Calcidica, libere o attrezzate che siano, sono affollate, affollatissime. Per non parlare del traffico sulla strada che dall’aeroporto conduce alle Tre Dita. A predominare è soprattutto un turismo proveniente dalle vicine Serbia, Bulgaria, Macedonia del Nord e Romania, posizionate a poche ore d’auto da Salonicco e dintorni. Oltre a quello autoctono, naturalmente. Turisti non particolarmente esagitati, come predica il luogo comune sull’Europa balcanica, ma che sono soliti organizzarsi in famiglie allargate, a grupponi di circa dieci persone per nucleo, il 50% dei quali bambini. Non è difficile vederli tutti insieme a conversare rumorosamente e a fumare intere piantagioni di Marlboro sotto un unico ombrellone, con i leader della compagnia che non si fanno problemi a rimanere in piedi per ore. Anche i ristoranti sono organizzati per ospitare soprattutto tavolate da prima comunione, a livello che persino una giovane coppia di fidanzati rischierebbe di sentirsi fuori luogo (scordatevi i tavoli per due!). Vourvorou, che insieme a Sarti costituisce il maggior insediamento della costa est ed ospita alcune tra le spiagge più rinomate, è sede di numerosi noleggiatori di barche e gommoni; pertanto non è difficile, lungo la sua stretta e tortuosa strada principale, osservare il passaggio di tamarri in auto di grossa cilindrata per niente intimoriti dai dossi e dalle curve cieche e prepotentemente sprezzanti di chi vorrebbe godersi una passeggiata a piedi o in bicicletta.
Quanto alle spiagge, ragionare con la propria testa è azione ben più saggia della lettura di qualsivoglia vademecum: tutti descrivono Karydi come un’attrazione da cartolina, ma Karydi è una spiaggia libera paragonabile ad un affollato e cencioso accampamento in stile Lido Mappatella, dove è necessario recarsi al mattino presto per accaparrarsi i posti migliori all’ombra dei pini marittimi, specie se disponete del solo telo anzichè delle suppellettili con i quali i turisti specializzati nell’arte dell’arrangiarsi si riparano dal sole. Molto meglio Lagonisi, con un beach bar attrezzato (15€ l’ombrellone nelle prime due file, 10€ nelle file retrostanti) dove è possibile mangiare souvlaki, panini e toast e soprattutto immergersi in un mare favoloso e poco profondo, sempre calmo, caldo e cristallino, in cui puoi nuotare per ore scortato da mormore e occhiate. A sud, il paesino di Sarti ospita un lungo arenile con vista sul Monte Athos punteggiato di beach bar dove, per occupare un lettino, è sufficiente acquistare almeno una consumazione: Cielo, lo stabilimento più gettonato, è provvisto anche di un ristorante dove degustare specialità greche a prezzi modici. Stessa formula per la spiaggia di Platanitsi, ubicata in un campeggio dove, per accedervi, è necessario pagare un ticket di circa 5 euro e rilasciare un documento in cauzione: il mare è tra i più trasparenti di tutta la Grecia e l’arenile è costituito da piccoli ciottoli che sporcano meno della sabbia. Peccato che non sia proprio pulitissimo…Deludente invece l’inflazionata spiaggia di Kalamitsi: nonostante l’ameno contesto naturale, il fondale degrada rapidamente, e tutte le famiglione allargate di cui sopra si ammassano a riva, generando una soffocante sensazione di assembramento.
Il versante occidentale, quello che guarda verso Kassandra, è ancora peggio: se la spiaggia del popolato centro di Neos Marmaras è una lingua di sabbia stretta tra gli ecomostri, lasciate ogni speranza voi che tenterete di farvi il bagno a Kalogria: il mare sarà il più bello di tutta la Penisola Calcidica, ma se alle otto del mattino è già impossibile trovare un parcheggio, figuriamoci un lettino. Meglio starne alla larga. Sorpresa inaspettata invece si è rivelata Porto Koufo, sottovalutata e bocciata da gran parte delle guide: solo per il fatto di trovarsi in un fiordo verdeggiante merita una mezza giornata, nonostante le acque siano più profonde e l’area spiaggiabile stretta e priva di servizi. E’proprio questo “vorrei ma non posso” a penalizzare Sithonia e la Penisola Calcidica, dove sembra sempre che manchi il soldo per apparare la lira: troppe potenzialità inespresse e soprattutto la sensazione di non riposare mai del tutto, vuoi per l’affollamento (chissà ad agosto in quale carnaio si trasformerà…), vuoi per il voler inseguire a tutti i costi la spiaggia perfetta macinando chilometri in auto. E poi, tra Salento, Sardegna, Sicilia e altre gemme, il mare caraibico ce l’abbiamo anche noi…
You must be logged in to post a comment.