Linkedin: la roccaforte del capitalismo più becero e selvaggio
Linkedin è il social network professionale più famoso e utilizzato al mondo, con oltre 700 milioni di utenti registrati. Nato nel 2003 con l’obiettivo di facilitare le relazioni di lavoro e le opportunità di carriera, Linkedin si è trasformato in una piattaforma che riflette e rafforza le logiche del capitalismo selvaggio, fatto di subordinazione, sfruttamento e competizione spietata.
Linkedin è il luogo virtuale dove i lavoratori si trasformano in merci, esponendo il proprio curriculum, le proprie competenze, le proprie esperienze e i propri interessi, in attesa di essere notati, contattati e valutati da potenziali datori di lavoro o clienti. Linkedin è il luogo dove i lavoratori si confrontano tra loro, cercando di apparire migliori, più qualificati, più produttivi, più ambiziosi, più felici. Linkedin è il luogo dove i lavoratori si sottopongono a una continua pressione, a una continua auto-promozione, a una continua ricerca di consensi, feedback, raccomandazioni, endorsement.
Linkedin è il luogo dove il capitalismo selvaggio mostra la sua faccia più crudele, quella che sfrutta la precarietà, l’insicurezza, la paura, la solitudine dei lavoratori, offrendo loro una falsa speranza, una falsa libertà, una falsa felicità. Linkedin è il luogo dove il capitalismo selvaggio crea una cultura tossica, fatta di narcisismo, individualismo, conformismo, superficialità, ipocrisia. Linkedin è il luogo dove il capitalismo selvaggio alimenta una spirale di alienazione, frustrazione, stress, ansia, depressione.
Ma Linkedin non è solo un riflesso del capitalismo selvaggio, ma anche un suo motore. Linkedin non si limita a riprodurre le dinamiche esistenti nel mondo del lavoro, ma le amplifica, le accelera, le impone. Linkedin non è solo una vetrina, ma anche un mercato, dove i lavoratori sono costantemente esposti, valutati, selezionati, scartati. Linkedin non è solo una rete, ma anche una gerarchia, dove i lavoratori sono classificati, premiati, penalizzati, esclusi.
Linkedin non è solo un social network, ma una roccaforte del capitalismo selvaggio, che va smascherata, criticata e contrastata. Linkedin non è uno strumento neutro, ma un’arma ideologica, che va disinnescata, decostruita e rifiutata. Linkedin non è una risorsa per i lavoratori, ma una trappola per i lavoratori, che va evitata, superata e liberata. Per farlo, occorre innanzitutto prendere coscienza della natura e delle conseguenze di Linkedin, non lasciarsi ingannare dalla sua apparente utilità, non cadere nella sua logica competitiva, non accettare la sua visione distorta del lavoro.
Solo così si potrà contrastare il capitalismo selvaggio che domina Linkedin e il mondo del lavoro, e costruire una società più giusta, più umana, più felice.