Un viaggio nella storia di Gaeta passeggiando sul Monte Orlando

Un viaggio nella storia di Gaeta passeggiando sul Monte Orlando

Chiunque abbia visitato Gaeta si sarà accorto che questa elegante cittadina a vocazione marinara ha un’estensione territoriale paragonabile a quella di una vera e propria città capoluogo. I più attenti alle peculiarità urbanistiche avranno notato che il tessuto abitativo possiede due centri storici, separati da quasi due chilometri di lungomare: un nucleo gravita intorno a Via Indipendenza, la vivace strada pedonale dei negozi che durante i pomeriggi e le sere d’estate brulica di residenti e turisti; l’altro invece si sviluppa lungo l’istmo di Montesecco, ai piedi dello sperone roccioso del Monte Orlando, che per secoli ha protetto Gaeta, rendendola una delle cittadelle più difficili da espugnare d’Europa. Un viaggio nella storia di Gaeta sembrerebbe quasi indirizzarci al cospetto di due città in una, ed in effetti è proprio così: la Gaeta originaria è quella raggruppata sullo sperone del Monte Orlando, dominata dal severo profilo gotico del Tempio di San Francesco e dal castello angioino-aragonese, oggi sede della Scuola Nautica della Guardia di Finanza. Il nucleo stretto intorno a Via Indipendenza e alla Salita degli Scalzi, oggi denominato Porto Salvo ed inglobato a pieno titolo nel territorio comunale, alla fine dell’Ottocento si configurava come un comune autonomo chiamato Anatola, che nel 1897 assunse il nome di Elena, in onore della principessa di Savoia che qualche anno più tardi sarebbe diventata regina consorte. La vecchia stazione ferroviaria, inaugurata in quegli anni e poi soppressa nel 1957, recava il nome di Gaeta-Elena, ancora visibile sul fabbricato viaggiatori oggi trasformato in un bar a guardia di un affollato parcheggio. Fu durante il fascismo che, come nel caso di Oneglia e Porto Maurizio che confluirono nell’unico comune di Imperia, Gaeta ed Elena furono riunite sotto l’unico toponimo di Gaeta.

Gaeta Medievale

Destinazione turistica prediletta dall’aristocrazia romana nell’antichità, Repubblica Marinara minore nel Medio Evo ed ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie a cedere all’esercito sabaudo in un drammatico assedio nell’inverno 1860-61, Gaeta conserva preziose testimonianze di tutti i suoi trascorsi storici, in particolare lungo le pendici del Monte Orlando, dove una piacevole passeggiata panoramica tra la macchia mediterranea si trasforma in un’immersione in un vero e proprio museo a cielo aperto. Un viaggio nella storia di Gaeta. Lasciate pure l’auto in prossimità del Santuario della Montagna Spaccata: prima di cominciare la passeggiata, fermatevi per visitare la chiesa barocca e, se siete escursionisti allenati, scendete fino alla Grotta del Turco, dove vi imbatterete in una cappella costruita nelle viscere della montagna dalla quale ammirerete la spaccatura originatasi, secondo la leggenda, quando la morte di Cristo fece squarciare il velo del tempio di Gerusalemme. Lungo la parete rocciosa è perfettamente visibile l’impronta della mano del marinaio turco che, non credendo alla leggenda, fu smentito con un improvviso ammorbidimento della roccia sulla quale aveva appoggiato la mano.

Serapo

Risalendo verso il santuario, basterà girare a sinistra per ritrovarsi al principio del Sentiero delle Falesie, che, attraverso una serie di dolci tornanti ombreggiati dalla tipica vegetazione mediterranea, vi condurrà verso la zona delle polveriere borboniche. La Polveriera Carolina è la più imponente: già danneggiata durante l’assedio del 1860-61, fu restaurata a più riprese fino a subire uno scoppio per cause ignote nel 1939 che la rese inutilizzabile durante la Seconda Guerra Mondiale. Per quanto rimaneggiata, sono oggi ancora visibili significativi elementi della struttura originaria. Proseguendo per un sentiero laterale, si giunge alla Polveriera Trabacco, più piccola della precedente, ma in condizioni di conservazione migliori. Costruita a strapiombo sul mare, è dotata di una cisterna per la raccolta delle acque piovane e di una copertura a prova di bomba che l’ha conservata pressoché intatta, nonostante una rovinosa esplosione nel 1760. La posizione è incantevole: dal cortile la vista spazia su un mare azzurrissimo fino alle isole di Ponza e Ventotene, perfettamente visibili all’orizzonte nelle giornate più limpide.

Viaggio nella storia di Gaeta

Se non avete voglia di visitare la Polveriera Ferdinando, in posizione defilata e seminascosta nelle erbacce, proseguite verso la sommità del monte, fermandovi di tanto in tanto a scattare qualche foto verso la spiaggia di Serapo con il profilo del Circeo (che sembra un’isola per via della piattezza della Pianura Pontina circostante) sullo sfondo. In cima, vi accoglierà il maestoso profilo del mausoleo di Munazio Planco, un console romano che dimorò a lungo a Gaeta perché affascinato dalla bellezza del luogo e dalla posizione strategica. Di forma circolare a ricordare vagamente una tozza torre di guardia (non a caso è conosciuto anche con il nome di “Torre Orlandina“), il mausoleo reca in una cornice un’iscrizione che ricorda tutto il cursus honorum del suo possessore, che ambiva a garantirsi un immortale ricordo di sé attraverso la costruzione dell’edificio funerario. Poco distante, uno dei simboli religiosi più amati dai gaetani: la Statua di Maria Ausiliatrice, alta 5,40 metri (basamento escluso), che veglia dall’alto, come il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, sui suoi cittadini e in particolare sui pescatori. Prima di andare via, non dimenticate di dare un’occhiata al panorama sulla città nuova e sui Monti Aurunci, ormai brulli e quasi desertificati per via dei ricorrenti incendi estivi.

Monti Aurunci

A questo punto, pur continuando il viaggio nella storia di Gaeta, comincia la discesa verso il centro storico: invece di seguire le indicazioni verso Gaeta Medievale, che vi condurranno verso l’abitato attraverso un sentiero anonimo, proseguite lungo Via S.Maria Ausiliatrice fino alla fattoria di Villa Scarfetta: da qui una serpentina di tornanti panoramici (questa volta in discesa), vi condurrà fino al Tempio di San Francesco, regalandovi spettacolari vedute di insieme (soprattutto di pomeriggio, quando la luce sarà a favore) sulla fortezza e l’intero centro antico arroccato sull’istmo. Infine, tra profumate bougainville, arriverete al cospetto di quella che probabilmente è la chiesa più bella di tutta Gaeta. Il Tempio di San Francesco, con la sua facciata neogotica visibile da quasi tutta la città, gode di un belvedere dallo scenario impareggiabile, ma purtroppo è aperta solo per poche ore al giorno, durante le funzioni. Quando è chiusa, persino la scala di accesso ed il piazzale vengono lucchettati. Non rimane quindi che percorrere la pericolante scalinata laterale per inoltrarsi vero le viuzze più caratteristiche e la Cattedrale della Madonna Assunta.

Mausoleo di Munazio Planco

Al termine della visita, una rinvigorente passeggiata rinfrescata dalla brezza marina vi ricondurrà presso la trafficata rotatoria di Via Firenze, che durante l’Italia monarchica segnava il confine tra Gaeta ed Elena. Da qui, con un ultimo sforzo in salita, potrete ritornare al Santuario della Montagna Spaccata o proseguire, in piano, per il nucleo antico di Via Indipendenza. Senza naturalmente dimenticare di concedervi una fetta di tiella, la tipica torta salata gaetana ripiena di ingredienti di terra e di mare (in particolare polpo, scarole, pomodori, alici e le celeberrime olive di Gaeta) nata come pasto di recupero dei pescatori, imperdibile e golosa conclusione del vostro viaggio nella storia di Gaeta.

Viaggio nella Storia di Gaeta

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