Come innamorarsi di una maître: basta un colpo di valigia
Lavoravo come accompagnatore turistico per un tour in pullman diretto al celebre Carnevale di Viareggio. Il primo giorno, dopo una piacevole sosta ad Arezzo per il pranzo, ci dirigemmo verso il nostro hotel a Montecatini, l’hotel Montebello. Tutto il gruppo aveva un unico pensiero: arrivare in tempo per vedere la partita del Napoli contro l’Atalanta, prevista per le 18. Arrivammo a Montecatini proprio all’ora del fischio di inizio, in una città che sembrava deserta: al checkpoint dei bus turistici non c’era anima viva. L’aria era mite e gli hotel erano quasi pieni, ma sembrava che tutto si fosse fermato per il calcio. Al nostro arrivo in albergo, tutto avvenne in un lampo: i passeggeri eseguirono il check-in in pochi secondi con l’aiuto di una receptionist di nome Rachele, e si precipitarono in sala tv per vedere la partita.
Ricordo che l’azione fu così rapida che per un attimo persi la cognizione di tutto, quasi come se qualcuno mi avesse urtato con una valigia, facendomi perdere i sensi per un istante. Quando mi ripresi, intorno a me c’era solo silenzio: le porte della sala tv erano state chiuse per il troppo frastuono dei tifosi più esagitati, e il Napoli, tra l’altro, stava perdendo. Decisi di non assistere ad un’inevitabile sconfitta e mi recai in sala da pranzo per assegnare i posti a tavola in vista della cena. Lì, notai due cameriere praticamente identiche: bionde, carine e occhialute, proprio come piacevano a me. Chiesi loro se fossero gemelle, ma mi risposero di no, spiegandomi che non ero il primo a pensarlo. Questo mi rassicurò sulle mie capacità mentali. Mentre preparavo i tavoli, mi presentarono la maitre, Diana, una brunetta di origini rumene che non mi colpì particolarmente: non era molto socievole e aveva un modo di fare piuttosto spiccio e sbrigativo.
A cena, nonostante la sconfitta del Napoli e la doppietta di tal Caldara, il gruppo sembrava più equilibrato e apprezzò la cucina e il servizio dell’hotel Montebello, cosa non sempre scontata nei viaggi di gruppo. Una cliente apprezzò particolarmente i ravioli e la maitre Diana, che si rivelò molto più socievole di quanto pensassi, raccontò che era lei in albergo a preparare la pasta fresca. In quel momento, accadde qualcosa di inaspettato, ma senza alcun raziocinio: mi innamorai all’istante di quella brunetta, solo perché sapeva fare la pasta in casa e avevo immaginato di vederla, con un succinto grembiule floreale, impastare e girare la manovella della macchina della pasta. Per tutto il viaggio, non smisi di pensare a lei e me ne innamorai nel modo più assurdo possibile: per una fantasia erotica.
Cos’era accaduto durante il check-in? Come si erano alterate le mie capacità sensoriali, prendendo il sopravvento sulla mia proverbiale razionalità? Non lo sapevo, ma tutto diventò chiaro sulla via del ritorno. Durante il viaggio in pullman verso Napoli, una coppia di passeggeri fedeli che mi conoscevano da tempo, habituè del Carnevale di Viareggio seduti immediatamente dietro il mio strapuntino, nel sentirmi lodare Diana come se fosse la donna angelo dei poeti stilnovisti, mi rivelarono la verità: mi raccontarono che, durante il check-in, ero stato accidentalmente colpito alla testa da un passeggero che maneggiava maldestramente una valigia per la fretta di andare a vedere la partita. Quell’urto improvviso mi aveva fatto perdere i sensi per qualche istante, causando la mia confusione e la percezione del reale. La situazione si era risolta rapidamente, ma quell’attimo di smarrimento aveva lasciato un’impronta nei miei ricordi.
Quando mi ripresi, ero stato talmente coinvolto dalla frenesia del gruppo che non avevo realizzato cosa fosse successo. Questo spiegava il mio senso di disorientamento e la nebbia mentale che avvolgeva gli eventi. La coppia rise insieme a me, ma la conversazione si fece più seria quando parlarono del mio improvviso innamoramento per Diana. Mi fecero notare che, a volte, le situazioni insolite e le emozioni intense possono alterare la nostra percezione delle persone e degli eventi. Il mio colpo alla testa e la confusione che ne era seguita avevano probabilmente amplificato la mia reazione emotiva nei confronti di Diana. Era stata una combinazione di circostanze che mi aveva portato a idealizzarla.
Nonostante tutto, la cotta per Diana mi durò per un bel po’ di tempo. Ogni volta che ripensavo a quel viaggio, mi trovavo a sorridere e a riflettere sull’assurdità delle mie emozioni. Ma alla fine, come ogni cotta, anche questa si affievolì, lasciandomi solo con un ricordo affettuoso di quel Carnevale di Viareggio. Riflettendo su quanto accaduto, mi resi conto che, nonostante tutto, quell’esperienza mi aveva insegnato qualcosa di prezioso: l’importanza di essere consapevoli delle nostre percezioni e delle emozioni che le influenzano. Il viaggio al Carnevale di Viareggio, con tutte le sue stranezze e imprevisti, era diventato un ricordo indelebile, una storia da raccontare e, soprattutto, una lezione da portare con me.
Ps-questa è una storia vera